L’Everest

Questo articolo nasce vecchio; abbiamo già abbondantemente superato quota 8000 e sfioriamo, nel momento in cui scrivo, i 10000 (al lordo però delle firme anonime, i falsi evidenti etc, che devo ancora ripulire). E’ un numero pazzesco, per una iniziativa a tam-tam popolare. Un buon soggetto di studio per una tesi in sociologia politica. Vi ricordo il link della lettera aperta: www.petitiononline.com/386864c0/petition.html.

Ho sentito molte persone, anche su questo blog, sollevare critiche ben argomentate sull’iniziativa dei fisici. I temi di critica sono essenzialmente due, ben espressi da due commenti molto lucidi: che (1) non è vera l’equazione invito=asservimento e che (2)sia stato tutto controproducente. Secondo me su questi punti sarebbe utile riflettere (qualcuno l’ha già fatto rispondendo a quei commenti, andate a vedere).

Sul punto (1), ritengo che il nodo della questione sia quello, sottile, di quale significato abbia, o dovrebbe avere, l’inaugurazione dell’anno accademico. Durante quella cerimonia, l’Università dovrebbe guardare dentro sé stessa, e definire i propri obiettivi per l’anno anche in relazione ai propri rapporti con la società. Non esiste una regola certa su come comportarsi, chi invitare e chi no, e sulla base di quali criteri; ma certamente un criterio non puo` ridursi al “non mi piace quello che ha da dire”, perché non sarà mai possibile invitare qualcuno che piaccia a tutti, e soprattutto perché è un concetto troppo contiguo alla censura e all’impedimento della parola.

Ricordo gli anni in cui ancora si rispettava la bella tradizione che a parlare alla Sapienza fosse sempre il decano dell’università; questo era un criterio chiaro e semplice, una tradizione che venne (giustamente, anzi a maggior ragione) rispettata anche quando il decano era lo storico revisionista de Felice, sempre duramente contestato. Adesso vanno in voga scelte più “pubblicitarie”; si sente parla re dell’inaugurazione più come di un evento, uno happening, piuttosto che come di una cerimonia. Si cerca di invitare un nome noto per ragioni pubblicitarie, e certo a questo scopo chi meglio del Papa?

Secondo me i nodi da sceverare sono parecchi. Intanto è evidente a tutti che la volontà di partecipare al dialogo da parte del papa è asimmetrica: il papa è felice di rilasciare una lectio magistralis, magari in un contesto solenne, ma non lo vedremo mai seduto ad una tavola rotonda, e men che meno partecipare a Porta a Porta o a Ballarò; fa ridere solo l’idea, semplicemente non è cosa. Nè vedremo mai uno scambio di opinioni tra il papa e un suo avversario. Chiunque altro che non fosse il papa avrebbe risposto personalmente (magari anche molto duramente, e forse persino con qualche buona ragione) a Cini, intavolando un vivace scambio di opinioni; ma questo non è accaduto e fa sorridere anche il solo ipotizzarlo. Il massimo che possa accadere, quando accade, è un dialogo per cosí dire clandestino, per interposto cardinale o giornalista curiale. Ecco, questo del rifiuto aprioristico del dialogo e del confronto mi sembra già un eccellente criterio di esclusione.

Molto delicato, perché opinabile sotto vari aspetti, è il tema della evidente strategia di attacco agli spazi laici da parte della chiesa romana. Ovvio che temere questo è un’implicita affermazione di debolezza. Il papa può dire ciò che vuole, ma non ne ho paura; resto libero di dissentire. Se ne ho paura al punto di volerlo azzittire, sto mettendo la mia paura sopra la libertà di parola, ed è sbagliato. Questa è un’obiezione potente. Ma qui non si tratta affatto di azzittirlo o meno; si tratta di riconoscerlo. La venuta del papa all’inaugurazione non sarebbe stato un dare la parola, perché il papa non ha bisogno che gli si dia la parola: ce l’ha! Qull’evento sarebbe stato un riconoscimento! O meglio, uno sdoganamento. Il papa forse non è più venuto perché questo obiettivo era comunque fallito.

Questo ci porta al punto (2). E’ vero che sarebbe stato molto meglio che tutto questo non fosse successo. Ovvero sarebbe stato meglio che quell’invito non fosse mai stato fatto, e qui ricadiamo sul tema delle responsabilità del rettore. Ma dire che l’azione dei fisici è stata controproducente e si sia tradotta in una sconfitta della laicità è decisamente riduttivo. Ragionando a contrario, cosa sarebbe successo se il papa avesse partecipato all’inaugurazione senza proteste (salvo ovviamente i soliti quattordici scalmanati che non mancano mai)? Sarebbe passata nell’immaginario collettivo, sui media, l’immagine di un’università che si pone sotto l’ala protettiva del papa, guida spirituale e grande intellettuale in sintonia con la cultura laica più aperta. Questo papa in difetto di consenso avrebbe, agli occhi di molta gente, assunto una statura gigantesca. Un fatto epocale. I cittadini avvertiti avrebbero fatto forse il distinguo che l’asservimento non consegue dall’invito, ma l’impatto mediatico (sapientemente orientato) sarebbe stato fortissimo. Ci sarebbero state proteste e critiche a posteriori, che sarebbero state bollate come rottami ideologici, in un clima da tribuna di stadio; immaginate solo per un attimo cosa sarebbe successo, Ratzinger è stato a un pelo da un colpaccio incredibile. Sicuri che sarebbe stato meglio non dir nulla?

Resta ovviamente il fatto che si tratta di una brutta storia, che si sarebbe potuto facilmente prevedere d evitare. Bastava non fare l’invito.

Questi i temi che propongo. A voi la parola.

24 Responses to L’Everest

  1. Paolo ha detto:

    Sono ancora una volta pienamente d’accordo con te: i tuoi ragionamenti sono così lucidi epieni di ragionevole buon senso che possono essere compresi ed accettati da tutti: i professori, il rettore, i politici troppo frettolosi e anche i 14 scalmanati “che non mancano mai”. Se si fosse potuto esprimere questi concetti sulla stampa e in televisione si sarebbe trovato d’accordo anche il Papa!

  2. Marco Trono ha detto:

    Concordo con quanto espresso da lei in questo blog; ho prontamente sottoscritto la petizione.
    Avrei solamente un appunto: possibile che una raccolta firme importante (per non dire dell’intero sito Petizionionline) debba essere “bannerizzata” da pubblicità di hostess e siti similporno?

    grazie,
    Marco Trono

  3. Massimo Covalenti ha detto:

    Vorrei sottolineare il lato pubblico della presenza del Papa all’innaugurazione dell’anno accademico della Sapienza. Alcuni hanno affermato che la protesta dei 67 prof. era un fatto interno e doveva restare interno. Ma è evidente che la presenza del Pontefice è un fatto pubblico e propagandistico. Il Vaticano è un potere politico forte ma ferito, pericoloso, aggresssivo. Oggi, che non ha più la sponda di un partito politico come la Democrazia Cristiana, deve esporsi, al ridicolo delle idee arretrate e decadenti che sostiene, in prima persona. Questo è un bene, il volto decadente del potere politico del Vaticano diventa visibile ad un numero ancora maggiore dei cittadini italiani. Il Papa certo avrebbe pututo fare o dare, forse una buona lezione ai prof., ma l’obiettivo era fare propaganda alla Chiesa vaticana.
    Diviene secondaria la questione della libertà di parola, quando si tratta di uno scontro di civiltà – inciviltà. Come è stato sbagliato permettere ai discendenti della famiglia reale italiana di rientrare nel nostro paese per motivi umanitari!!!
    Così abbiamo qui nel nostro paese ogni giorno che passa sempre più nemici del progresso. Che acquisità una presunta nuova identità imperversano.
    Il Papa sara certo il tramite di Dio sulla terra e nelle università, ma i suoi rappresentanti si chiamano ad esempio Ruini, che in passato a predicato la selezione degli immigrati in funzione della religione!!!!!

    Davvero bisogna schierarsi per il diritto al progresso intelletuale, morale e scientifico prima di difendere un diritto di parola!!!

  4. Luisa ha detto:

    Riguardo al punto 2), io sono convinta che sia andata meglio così. Cioè, una volta fatta la frittata (=l’invito), meglio che il papa abbia rinunciato. Vero che lo spettacolo offerto dai commenti di tutti i politici e giornalisti è stato ben triste, ma meglio che il bubbone sia scoppiato e molta gente abbia gettato la maschera. Chissà che non serva a qualcosa.

  5. Aldo ha detto:

    Il libro Sante Ragioni Di Piovani, Castellacci, parla dell’Italia come un paese dove si starebbe sprimentando una sorta di reality, per capire l’effetto che fa, per capire cosa succede in un paese occidentale avanzato quando una religione organizzata torna a essere soggetto politico centrale.
    I grandi temi pastorali, gli scenari della planetarizzazione cedono allora il passo al bollettino quotidiano di un’agenzia di consulenza morale nazionale, che di nuovo torna ad infilarsi fra le lenzuola, guidica i comportamenti interpersonali più privati, spiega quando è amore e quando non è amore, decide quando è vita e quando non è vita, entra nei laboratori, stabilisce persino se una teoria è scientifica o meno.
    Quello che vediamo in questi giorni non fa ben sperare per il nostro futuro, come paese laico e democratico.
    Aldo

  6. Leo Perutz ha detto:

    L’invito di una Lectio Magistralis al Papa era una forma, forse non sufficientemente ben valutata, di subordinazione della pratica accademica alla pratica gerarchica e dogmatica in uso nella Chiesa. Come hai ben spiegato, non solo il Pontefice non e’ per definizione un interlocutore ma nemmeno uno studioso, ovvero qualcuno le cui affermazioni possano essere vagliate e valutate attraverso un procedimento di critica e di analisi da parte di una comunita’ autorevole di cultori della materia. Nessuno, ne ieri e ne oggi, puo’ discutere una asserzione teologica-filosofica del pontefice.
    Non puo’ farlo un teologo per questioni legate alla dottrina e non puo’ farlo un “non-teologo” per una certa incompetenza che subito gli sarebbe contestata da diversi ambienti ecclesiastici.
    Alla luce di questo e’ chiaro che la lezione del pontefice poteva rivestire un significato solo per quelle persone in grado di riconoscere la esclusiva autorita’ del Papa ma questo e’ un processo che puo’ e sarebbe dovuto rimanere estraneo alla pratica accademica.
    In realta’ io credo che si sia trattato di una manovra tattica inserita in un piu’ vasto piano strategico-politico, una specie di trappola che in qualche modo e’ confermata dalla goffaggine del Rettore e soprattutto dalle parole tempestive di Bagnasco. La trappola e’ scattata e siamo rimasti fregati. Si voleva dimostrate la ostilita’ capziosa, diffusa, ideologica, strumentale, pseduo-violenta di un certo apparato nei confronti di una cultura generale che si candida alla leadership del paese e che vede nell’asse Ruini-Bagnasco uno dei bracci segreti ispiratori.
    Da questo punto di vista sarebbe stato meglio non reagire e assecondare la trovata scenica del Rettore con un semplice ma aristocratico diniego.
    E’ una rivoluzione culturale quella che e’ in atto e sono stati gia’ individuati da tempo i bersagli multipli da attaccare, disarticolare, deleggittimare e distruggere. La laicita’ della universita’ e soprattutto di certe discipline storicamente indipendenti, e’ vista come un pericolo, come una minaccia alla realizzazione di questo piano di restaurazione totale nel quale l’affermazione fortemente identitaria di una chiesa rifondata sulle macerie del Concilio, gioca come una chiamata alle armi contro minacce diversificate e indistinte.
    Il processo a Galilei e’ stato rivisto e corretto, ora la Chiesa ne esce come la garante del procedimento scientifico e il povero pisano pago’ con la galera non l’affronto al dogma ma la sua presunzione umana. Darwin e’ gia’ sotto procedimento, gli si contesta una meccanicizzazione della creazione, una legittimazione materiale della “legge del piu’ forte” che non puo’ corrispondere all’amore divino che si riflette nel creato. Poco importa se Darwin ha parlato solo di “selezione attraverso la capacita’ di adattamento” e mai di “legge del piu’ forte”, gli studiosi e gli “atei devoti” sono gia’ all’opera per la sua distruzione disciplinare. Tocchera’ poi alla letteratura (la povera Rawling ha gia’ assaggiato la critica del cardinale) quindi magari alla linguistica, alla psicoanalisi, alla storia (gia’ sotto esame!), alle arti visive e chiaramente alla medicina.
    Un mio carissimo amico sacerdote mi dice:
    ” C’e’ voglia di sacro oggi, di mistero, di rito, di dogma. Non e’ bisogno di Dio, e’ la sua assenza. Prepariamoci quindi al peggio.”
    Saluti

  7. Marco ha detto:

    da credente che non condivide alcune posizioni della gerarchia cattolica, trovo che alcune affermazioni di Benedetto XVI siano storicamente importanti…

    1. “Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia”

    ne deduco che ciò potrebbe verificarsi in futuro anche per alcune affermazioni attuali della chiesa cattolica in merito a questioni controverse…

    inoltre ne deriva, logicamente, il riconoscimento della libertà di opinione e di schieramento politico dei credenti di fronte alle “cose dette da teologi” e alle “traduzioni in pratica” delle autorità ecclesiali (che, appunto, potrebbero dimostrarsi false in futuro)…

    2. “la Sapienza è un’università laica […]. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l’università trova la sua funzione particolare […]”

    questa frase riconosce l’autonomia della scienza da ogni autorità politica o religiosa…
    la preoccupazione espressa nella lettera di Cini trova quindi una risposta e non ha più fondamento (Cini scriveva, sulla base di un precedente discorso del papa: “la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più”)…

    il resto della polemica è, francamente, paradossale…

    i ’67’ temevano un assalto integralista all’autonomia della scienza da parte del papa, che non c’è stato…
    il papa ha invece riconosciuto che anche la teologia e l’insegnamento pratico della
    chiesa cattolica devono fare i conti con la logica e la storia (la frase 1. dice “sono state dimostrate false”, in stile popperiano) e inoltre riconosce la necessità dell’autonomia scientifica (frase 2.)…

    non è poco, detto da un papa-teologo…

    nella sostanza, è una vittoria del pensiero laico: mai un papa è stato così vicino alle
    idee degli illuministi sull’autonomia della ragione e sulla libertà di opinione…

    strano che si sia trasformata, per incapacità di ascolto delle parole del papa, in una vittoria di immagine per Ratzinger…

    i ’67’ e l’appello sono infatti fondati su una paura anacronistica: che la laicità della Sapienza possa essere minacciata dalle parole del papa (che, come si è visto, aveva tutt’altra intenzione)…

    non c’è nessuno, nel 2008, che possa si sentirsi obbligato ad aderire contro la sua volontà o la sua ragione al pensiero del papa (o, come diceva Totò, di Chicchessia)…

    secondo me, neanche la maggioranza dei credenti e dei cattolici praticanti crede più seriamente nell’infallibilità papale (già demolita da Dante, che ne mandò molti all’inferno, e da Wojtyla, che simpaticamente disse presentandosi ai credenti: ‘se sbaljo mi corigerete’)…

    insomma, i ’67’ hanno fatto autogol: sono riusciti nel miracolo di far passare il papa (un ex-capo del Sant’Uffizio) come un simpatico vecchietto tollerante, e i suoi oppositori “laici” come degli oscurantisti spaventati dal dialogo…

    bel risultato!…

  8. Luisa ha detto:

    “non c’è nessuno, nel 2008, che possa si sentirsi obbligato ad aderire contro la sua volontà o la sua ragione al pensiero del papa (o, come diceva Totò, di Chicchessia)…”

    vogliamo raccontarlo alle coppie obbligate ad andare all’estero per avere un figlio non portatore di malattie congenite?
    vogliamo raccontarlo a chi vede le sue scelte privatissime irrise e sbeffeggiate quotidianamente?
    alle donne che trovano sempre più difficile abortire (code infinite, sempre più obiettori ecc)?
    cerchiamo di non prenderci in giro per favore.

  9. lorenz ha detto:

    Secondo me, voi (oddio, per la verità non so bene a chi sto parlando), avete sbagliato tattica.
    Avreste dovuto fare una conferenza pubblica quando cominciava a spirare l’aria di rivolta degli studenti, e spiegare il senso della protesta “minacciando” di non partecipare voi alla inaugurazione.
    Mi spiego: quando ho sentito le notizie al tg, si parlava già di studenti che occupavano la Sapienza in seguito alla vostra lettera, perchè non volevano il papa.
    Ho capito subito come sarebbe finita: che il papa non sarebbe venuto e che tutti quanti avrebbero iniziato a difenderlo in nome di una presunta libertà di espressione negata.
    Non ci voleva molto a capire che sarebbe finita così. Io almeno l’ho pensato subito, che il papa avrebbe declinato l’invito e che sarebbe così passato per vittima, con la solita difesa da parte dei media. Certo, Mussi e Napolitano mi hanno stupito, non pensavo giungessero a tanto…

    Fatto sta che chi fa la vittima vince: dovevate farla voi, dovevate dire:
    dato che il papa viene alla Sapienza, e noi lo consideriamo un atto contro la laicità dell’Università vista l’occasione, ci autosospendiamo dal notro ruolo di professori in quel giorno e non partecipiamo all’inaugurazione.

    Questa tattica, nonviolenta, sarebbe stata vincente, a mio modo di vedere: decidere di non andare voi all’inaugurazione, non chiedere esplicitamente che non venga il papa
    E poi potevate organizzare un meeting alternativo all’inaugurazione.
    Lorenzo Galbiati
    docente di scienze naturali
    http://www.pistorius.splinder.com

  10. appellolaico ha detto:

    Il sito che ospita la petizione gratuitamente ci mette la pubblicità. Per toglierla si deve pagare 10$ ogni 1000 firme. Io le pago pure, ma si puo` pagare solo con carta di credito su connessione non protetta… francamente non mi va. Devo procurarmi una prepagata, ma non ho tempo adesso.
    Gherardo (Se no Lorenz si arrabbia 😉 )

  11. Leo Perutz ha detto:

    Marco,
    credo che il nucleo portante della Lectio che il papa avrebbe dovuto tenere alla Sapienza andasse molto al di la delle innocue frasi di circostanza, rituali e introduttive che tu hai riportato nel tuo intervento.
    La ricerca della Verita´deve guidare, sostenere e autorizzare eticamente la ricerca razionale, dice il Papa. Ricordi? Teologia e Ragione affiancate ma non confuse. La sapienza, fine a se stessa, e´tristezza, aggiunge citando Sant´Agostino. Parla di una Verita´relativa? Parla di una forma di nuovo umanesimo centrato su una nuova idea di uomo? Parla di una Verita´teologica condivisibile da altre fedi al quale possano far riferimento tutti gli scienziati e gli studiosi? Difficile ipotizzarlo perche´per un credente la Verita´e´una sola e infatti Benedetto XVI aggiunge che la Verita´e´quella che e´stata gia´rivelata agli uomini attraverso il Logos. E´questa la Verita´alla quale allude e non poteva essere diversamente anzi per coloro che non avessero appreso bene il concetto parla di una minaccia neo-positivista che si nasconderebbe dietro la illimitata fiducia nella scienza.
    Il messaggio morale che passa quindi a chi lo ascolta e´il seguente: non operi per il bene se la tua azione razionale non e´guidata ed ispirata dalla Verita´rivelata dal Cristo che ha redento gli uomini. Chi si colloca al di fuori del percorso di redenzione inaugurato con la venuta del Cristo e´fuori da ogni etica e votata al male, anche se inconscio, la sua ricerca razionale.
    Nulla di nuovo, come dice correttamente Scalfari, nessuna differenza rispetto alla scolastica tomistica di “qualche” secolo addietro. Un discorso che poteva tranquillamente essere tenuto in un aula di una facolta´teologica ma non in un contesto accademico laico e multidisciplinare, privato per giunta della possibilita´di confutare.
    Saluti.

  12. Mari ha detto:

    Rispondo a Luisa che anch’io sono contenta (si fa per dire, e’ un’allegria molto amara) che la polemica montata contro i docenti della Sapienza abbia fatto uscire allo scoperto tanti politici nostrani, veri lupi mascherati da agnelli.
    Questa vicenda e’ solo l’ultimo di tanti voltafaccia perpetrati alle spalle della gente, che assiste impotente (e purtroppo indifferente) al balletto dei politici che si candidano per uno schieramento e passano nelle file avversarie subito dopo le elezioni, continuano a dire di fare grandi cose (ma se e’ vero, com’e’ che va sempre peggio?), stringono inqualificabili alleanze contro chi indaga su di loro, fino ad avere la sfrontatezza di presentarsi come perseguitati per cause religiose a seguito di 7 (diconsi 7) avvisi di garanzia, eccetera eccetera eccetera.
    A volte penso che tutto questo bisogno di riconoscersi sotto lo stendardo papale piu’ che una manifestazione di asservimento sia il disperato bisogno di avere un’insegna dietro la quale correre, visto che non hanno piu’ bandiera ne’ faccia. Mi ricordano tanto gli ignavi ddella Divina Commedia…

  13. Mari ha detto:

    Marco, altro che autogol! Stiamo assistendo ad una partita che le telecamere trasmettono a meta’, inquadrando solo la parte di campo occupata dalla squadra che ha deciso di vincere e per farlo ha pagato giocatori ed arbitri.
    Temo che ci sia un’altro aspetto della questione da considerare: l’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza da troppi anni e’ il palcoscenico su cui sfilano autorita’ di tutti i generi, mentre dovrebbero intervenire solo figure di rilievo per la cultura (cioe’ per quello che l’universita’ e’ chiamata a fare).
    Invece e’ l’ennesima occasione di farsi riprendere e trasmettere mentre si stringono mani e distribuiscono sorrisi falsi come il cavallo di Marc’ Aurelio.
    Si puo’ resistere alla tentazione di consegnare alla storia il proprio rettorato come quello benedetto da un papa? e che e’ riuscito a riunire destra, sinistra e clero in una sottospecie di imitazione del compromesso storico?
    Qualunque voce fuori dal coro sarebbe stata una stonatura.
    La vera stonatura e’ far finta di non sapere che la Sapienza, come tutte le universita’, ha bisogno di finanziamenti, non di benedizioni!
    Va bene che in questi tempi di magra qualunque finanziamento e’ una benedizione, ma insomma…
    Il tempo spero sappia ripagare il miope opportunismo politico di chi ha dato addosso ai docenti della Sapienza.
    Certe alleanze durano poco: guarda la polemica della Cei contro il Campidoglio, reo di non aver dato sostegno al papa e anzi di avergli consigliato di declinare l’invito! Capito? NON GLI HANNO DATO SOSTEGNO!!!
    E che volevano? un bel rogo sotto la statua della Minerva?

  14. sylvie coyaud ha detto:

    curioso che l’obiezione sensata di Marcello Cini e dei 67 – il rettore non aveva consultato nessuno – sia stata travisata al punto di suscitare manifestazioni simili a quelle viste in paesi islamici.
    E’ per un effetto “società dello spettacolo” o per un’intolleranza diffusa nei confronti dei laici, intesi nel senso politico di favorevoli alla separazione tra Stato e Chiesa?
    Nel secondo caso, preparo la valigia.
    sylvie c.

  15. Marco ha detto:

    nel mio precedente messaggio, coglievo nelle parole di Benedetto XVI una linea di potenziale conflitto rispetto ad atteggiamenti dogmatici delle (altre) gerarchie vaticane e di molti politici “collaterali”…

    un papa ‘popperiano’, che dice che le proposizioni dottrinali e le indicazioni pratiche della chiesa possono essere (e a volte sono state davvero) falsificate dalla ragione e dall’esperienza storica mette in difficoltà, secondo me, l’ala politicista della gerarchia cattolica (ripeto la citazione per comodità: “varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte in pratica dalle autorità ecclesiali sono state dimostrate false dalla storia”)… infatti, poichè è possibile che anche le posizioni attuali della chiesa si dimostrino a loro volta false in futuro, se ne possono ricavare due conclusioni: 1. la libertà di critica (per i credenti, quella dei non-credenti è scontata) verso le proposizioni teologiche e le ‘traduzioni pratiche’ della chiesa; 2. la libertà di schieramento politico dei credenti…

    la metto così, sul piano personale e con riferimento alla mail di Luisa: se io credente decido di sostenere i diritti delle coppie sterili, entro ovviamente in conflitto con le opinioni di Ruini… ora, alla luce delle parole del papa alla Sapienza, non è detto che io, in quanto credente, debba dare automaticamente ragione a Ruini: la ragione e la storia potrebbero infatti rivelare, anche a breve scadenza, che le sue argomentazioni sono sbagliate… secondo me questo è l’esatto contrario di quello che la chiesa ha insegnato per secoli (compresi gli ultimi, sotto l’egida del dogma dell’infallibilità papale)…

    se la mia interpretazione è corretta sarebbero obbligatorie per i credenti (cioè escluse dalla libertà di opinione e di critica) soltanto le verità della fede…

    ma a quel punto, posto che la fede non è obbligatoria, sarebbe una semplice questione di coerenza linguistica: se in effetti dicessi che Gesù non è risorto, non si capirebbe perchè mi dichiaro credente…

    per come l’ho capito io, insomma, il discorso del papa dice che, a parte le verità di fede, tutto il resto è opinabile e, ciò che rende ‘illumista’ il ragionamento di Benedetto XVI, opinabile alla luce della ragione. Infatti, in un altro passaggio, il papa afferma che la teologia è superata dalla filosofia e dalla libera ricerca della ragione: “La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità […]. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, CHE SEMPRE LA SUPERA”…

    E’ vero che, in altri passaggi, Benedetto XVI afferma l’insufficienza della ragione a conseguire da sola quel tessuto di norme etiche che l’esperienza storica dimostra essere necessario alla convivenza umana… ma questo fa parte del dibattito di filosofia morale contemporaneo (vedi per esempio i lavori di Thomas Nagel sull’altuismo, le critiche di Sen all’utilitarismo etc…)…

    L’autosufficienza della ragione, dal punto di vista etico, è estremamente controversa: l’orrore intollerabile di Hiroshima è stato deciso sulla base di un calcolo razionale, corretto dal punto di vista di molte interpretazioni dell’utilitarismo (meglio i centomila morti dell’atomica in una volta sola che i milioni di morti per la resistenza ad oltranza dei giapponesi all’invasione)… E’ anche nota la coerenza logica interna di molti “errori ed orrori” del novecento (vedi ‘Le mani sporche’ di Sartre sullo stalinismo)…

    insomma, non solo il sonno della ragione, ma anche quello del cuore genera mostri…

    di qui, la raccomandazione pastorale del papa a ‘completare’ la ragione, senza rinnegarla, con la fede in un destino di Amore per l’uomo…

    quest’ultimo messaggio è un punto fondamentale della discordia, perchè può sembrare poco consono ad una Lectio Magistralis… ma come si può pretendere di cancellarlo dalla storia del pensiero umano senza neanche discuterlo? Perchè è questo che chiedono in sostanza i ’67’: di escludere completamente la fede dal discorso pubblico sulla scienza. E’ un interpretazione della laicità estrema, che va comunque discussa, approfondita. Significa che il dibattito sulla scienza deve rimanere all’interno della linea di demarcazione, senza mai gettare uno sguardo al di là. Non ho risposte definitive, vorrei solo capire se questo separatismo è davvero ancora necessario per proteggere la scienza dal dogmatismo.

    il merito della polemica mi sembra quindi molto più interessante della noiosa discussione sulla “sovranità” sul territorio della Sapienza (roba da ottocento, da legge sulle guarentigie): la novità è che Benedetto XVI, parlando di ragione e fede, riecheggia la linea di demarcazione e il falsificazionismo di Popper e teorizza la possibilità di falsificare le proposizioni della teologia e le indicazioni pratiche della chiesa (come? logicamente o empiricamente? questo mi sembra un punto affascinante da discutere)… la seconda novità è che alcuni scienziati sostengono che la laicità coincide con il silenzio totale, almeno in occasioni ‘ufficiali’ e solenni, sul rapporto fra fede e scienza (tema che invece ha affascinato centinaia di scienziati atei, agnostici e credenti)…

    scusate la lunghezza…

  16. Alessandro ha detto:

    VERGOGNATEVI la vera democrazia permette la libertà di espressione a tutti se vi opponete alla visita e al discorso del PAPA siete solo estremisti ignoranti e pericolosi, siete un manipolo di xxxxxxxx non potete vietare agli altri ciò che a voi non piace.

    MEDITATE GENTE

    [Commento del moderatore: il diritto di parola non si nega a nessuno, ma bisogna anche saperne usufruire; questo messaggio, a parte l’inutile parolaccia da me coperta con delle x, non è certo un esempio di partecipazione al dialogo; l’autore/autrice non ritiene di dover controargomentare su nulla di quanto qui detto, ma ripropone solo il punto di partenza, come se nulla fosse. Probabilmente siamo così ignoranti da scrivere cose incomprensibili per lei/lui.]

  17. Giove ha detto:

    Vorrei fare una breve riflessione sulla vicenda del Papa alla Sapienza: hanno un senso i simboli? Mi spiego meglio. L’inaugurazione di un anno accademico non è una semplice conferenza, convegno, dibattito scientifico-filosofico. E’ una CERIMONIA, laica ma sempre tale, che dovrebbe celebrare simbolicamente l’apertura di un percorso di ricerca e di studio all’interno di una Università . In tale contesto, che senso ha l’intervento di un capo religioso e/o capo di uno stato straniero? Il Papa stesso ha una grande esperienza in termini di CERIMONIE, mi pare, e sa quanto è importante che esse vengano tutelate e garantite anche in una loro peculiare ritualità. Perchè tanto scandalo, allora, se docenti e studenti di un Ateneo ritengono opportuno non “dissacrare” simbolicamente un rituale di apertura di un anno accademico?

    Nota a margine: dopo l’invito all’inaugurazione dell’anno accademico, cosa diremmo se il Papa o un altro capo religioso fossero invitati, che so, all’inaugurazione dell’anno giudiziario o dell’anno scolastico?

  18. sara ha detto:

    Vorrei segnalare il sito web http://www.historiamagistra.com tenuto dal prof. Angelo d’Orsi (prof. Storia del pensiero politico, Università di Torino) contenente appello di solidarieta’ da sottoscrivere solo per i docenti universitari. Il prof. d’Orsi segnala il clima di ricatto per cui persone che avevano sottoscritto l’appello hanno ricevuto pressioni per ritirare l’adesione.

  19. Daniele A. - Vinci ha detto:

    Analisi lucida e molto chiara, devo dire che le argomentazioni sono ineccepibili; il pensiero che esprimi su questo spazio virtuale mi trova in linea al 100%. ALESSANDRO volevo chiederti chi è che ha negato la libertà di espressione al Papa? Si è rifiutato di apparire all’Università, appena resosi conto del dissenso e della diatriba che la sua presenza suscitava, proprio perchè non è incline a ricevere opinioni contrarie alla sue e contestazioni tanto meno in pubblico davanti ad una platea stracolma di persone e di organi di stampa. Sai cosa sarebbe stato meglio? Invece di creare tutto quel polverone e di sentirsi al caldo affiancato da persone come te, che si cimentano in una serie di giudizi a proposito della nostra ignoranza e della nostra pericolosità per non dire di peggio visto che ci sono anche parole censurate nel tuo commneto, sarebbe stato meglio che ci fosse andato lo stesso ed avesse ascoltato le opinioni contrarie che venivano da quella platea….. avrei voluto proprio vedere se il discorso pronunciato sarebbe stato lo stesso….. troppo facile renderlo pubblico giorni dopo quando nessuno può esprimere libere opinioni anche contrarie. Invece di riempirti la bocca di parole di cui probabilmente conosci il significato perche tu stesso ne sei afflitto pensa al vero significato dei pensieri di questo blog e vedrai che in fondo a tutta la storia le persone che dovranno vergognarsi non saremo noi…..

  20. Claudio ha detto:

    Fate pace con il cervello. L’appello laico lo faccio io a voi di smetterla con atteggiamenti ideologici (ideologia=è vero quel che penso non quel che accade) e prendere atto della realtà. Avere invitato il papa non è un delitto, come non lo è criticare tale invito. Quello che è pazzesco è pensare che qualcuno non abbia diritto di parlare all’Università perche qualcun altro ha il diritto di dire “questo sì e questo no”. Atteggiamento che assomiglia in modo preoccupante al leninismo. Magari a voi piace. A me e a tanti altri fa paura. Pertanto, spero che il vostro appello laico si risolva come il referendum sulla fecondazione assistita: un fiasco. E tanti saluti.

  21. omnologos ha detto:

    Purtroppo l’odio e l’intolleranza non sono solo da una parte…questo Papa sembra indigesto per default a una larga parte della intellighentsia.

    Non dico che non ci sia colpa in Vaticano (anzi…) ma a mente fredda fa un po’ ridere pensare a quanta polemica ci sia stata con da una parte i professori a difendere la “laicita’ del sapere” e dall’altra un Papa che voleva sostanzialmente dire “Filosofate pure ma secondo me non e’ saggio buttare al macero millenni di sapienza delle grandi tradizioni religiose” (notare bene, non solo di quella cristiana-cattolica).

  22. omnologos ha detto:

    A proposito, due link riguardo il commento precedente:

    Una disanima del testo del messaggio papale: http://omnograms.wordpress.com/2008/01/17/noisefromamerika-la-casta-il-papa-e-la-liberta%e2%80%99-d%e2%80%99opinione-in-italia/
    http://tinyurl.com/ysephu

    Gli errori del Vaticano, ma non solo:

    Il Papa Sbagliato

  23. […] titolo di questo post ho cambiato immagine, non più l’Everest, verticale, ma la marea, orizzontale, magmatica, lenta, immensa. Questa incredibile marea […]

  24. Nicola ha detto:

    Vorrei da credente non cattolico (sono evangelico battista) e da docente universitario aggiungere un paio di considerazioni a quanto già, talvolta un po’ prolissamente, scritto da chi mi precede. In primo luogo credo fermamente che l’invito al Papa a intervenire con una relazione si iscrive in una serie di cedimenti delle istituzioni pubbliche nei confronti del Vaticano, ad esempio le iniziative di intitolare stazioni e aeroporti, oltre che strade cittadine, a Giovanni Paolo II in una sorta di esaltazione collettiva, estremamente contagiosa e di fatto letale per chi auspica una serena convivenza, fatta di reciproco rispetto e di rigorosa osservanza delle reciproche limitazioni, tra chiese (uso di proposito il plurale) e stato. In secondo luogo vorrei osservare che è da tempo invalsa la consuetudine di identificare il cristianesimo con la Chiesa cattolica romana. Ciò è del tutto fuorviante. Il protestantesimo, che ha peraltro anch’esso una grande diffusione nel mondo, ha su molti temi teologici ed etici posizioni molto diverse da quelle del cattolicesimo. Ma di ciò non si parla mai, E se qualcuno vuole saperne qualcosa è costretto a fare le ore piccole per vedere all’una e mezzo di notte la trasmissione “Protestantesimo” , avvicendata per di più a settimane alterne alla bella rubrica ebraica “Sorgente di luce”. Questo è il rispetto delle minoranze, mentre la maggioranza cattolica monopolizza l’informazione religiosa su tutte le reti e a qualsiasi ora del giorno. Anche per questo la laicità è un bene assolutamente inalienabile di una moderna società democratica.

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